“Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre”.
Primo Levi, “Se questo è un uomo”
La prima sessione della Conferenza Internazionale per la Pace a Roma, presso l’Hotel Universo, organizzata dal Fronte del Dissenso nei giorni 27 e 28 ottobre, si apre con il benvenuto degli organizzatori ai relatori e al pubblico provenienti da ogni parte del mondo, dall’Australia al Brasile.
Gli interventi entrano subito nel vivo, non c’è tempo da perdere se all’orizzonte c’è la Terza guerra mondiale.
Il docente moscovita Said Garouf, professore di economia, ha mostrato un report sulla guerra civile in corso in Donbass contro il nazismo fomentato e finanziato dalla NATO. Stephan Cho, presidente del Popolo Democratico della Corea del Sud, ha detto alla platea che l’imperialismo trama per fare della Russia una seconda Jugoslavia e che la mobilitazione palestinese sarà una guerra di liberazione. Said Bakkali segretario dei Socialisti del Marocco, ha denunciato come Israele stia lanciando impunemente bombe su civili inermi, ma la Palestina sarà libera, è il suo inno finale.
Il giornalista Eliseo Bertolasi ha invece offerto la propria preziosa testimonianza dei fatti dell’Euromaidan in Ucraina nel 2014, ai quali era presente personalmente.
Dal Brasile è volato nella capitale anche Antonio Carlos Silva, segretario del Partito della Causa dei Lavoratori, il quale ha dato una panoramica sui fronti militari che vedono in crisi l’imperialismo americano e il sistema neoliberale globale. Lo speaker Joe Lombardo, coordinatore del Movimento Pacifista Usa, già inviato in Afghanistan, ha parlato di un momento cruciale nella storia, nel quale la supremazia bianca è in crisi, in cui gli Usa vogliono distruggere Russia e Cina, rivali di mercato e di controllo militare, ma durante la Terza Guerra mondiale nessuno sarà al sicuro, invitando così all’unione per un’alternativa alla Banca Mondiale.
L’infaticabile organizzatore, Moreno Pasquinelli ha puntualizzato -a proposito del genocidio palestinese in atto- la differenza tra un aggressore tattico, che agisce per difesa e uno strategico, ossia che attacca allo scopo di sottomettere. Ha anche ripreso una sintetica ed efficace lezione di filosofia dal realismo politico di Machiavelli, “Come può chi è oppresso dalle armi, liberarsi dalle armi senza le armi?”. Pasquinelli ha illustrato i meccanismi di manipolazione mediatica che hanno l’effetto di una satanizzazione di Putin e manie russofobiche sulla popolazione; in maniera non dissimile agisce il meccanismo di manipolazione tramite l’equiparazione tra Hamas e popolazione civile palestinese.
Il padre di Julian Assange, Jhon Shipton, ha avvertito sulla fine del regime unipolare. In collegamento da remoto anche Dmitry Novikov, vicepresidente del Partito Comunista della Federazione Russa, il quale ha ribadito il progressivo distacco della Cina dagli Usa e il suo avvicinarsi alla Russia.
La giornalista Stella Koskeva, vissuta in Donbass, ha insistito con tenacia sulla drammatica urgenza di agire subito e concretamente, perché mentre siamo a parlare le persone muoiono e i bambini restano orfani: “A chi toccherà dopo il Donbass e la Palestina?” ha domandato al pubblico.
L’ex Primo Ministro della Repubblica Slovacca Jan Carnogursky, ha spiegato come la strage di Odessa del 2014, nella quale gruppi del battaglione neonazista Azov hanno dato alle fiamme la Casa dei Sindacati bruciando vive 42 persone, è stata commessa nel contesto dell’Euromaidan, per eliminare tutte le opposizioni e ogni traccia di sinistra e di democrazia. Carnogursky ha lanciato poi un monito alla NATO che sostiene queste forze paramilitari: “che lascino le nostre terre e la smettano di estendersi verso Est”.
Momenti di tensione nel tardo pomeriggio, quando l’intervista del giornalista Alessio Lasta de La7, inviato della trasmissione “Piazza Pulita”, ha provocato accese reazioni in sala.
Il secondo giorno di lavori si è aperto dopo una notte di bombardamenti indiscriminati su quella che è a tutti gli effetti una prigione a cielo aperto, anzi, interdetto anche quello, di Gaza.
Struggente ma pieno di fierezza e dignità l’intervento di Mohammad Hannoun, presidente dell’associazione Palestinesi in Italia che ha affermato: “Quella palestinese è una popolazione che sta lottando per i diritti umani inalienabili all’esistenza e all’autodeterminazione. Dobbiamo porre fine alla colonizzazione e il diritto dei palestinesi al ritorno nella loro terra dopo 75 anni di violazione del diritto internazionale e di ogni morale umana. Israele massacra da decenni con la complicità del mondo intero, mentre è in corso un genocidio contro la popolazione gazavi. Anche ospedali e scuole sono obiettivo dello sterminio sionista, con bombe a grappolo, armi al fosforo, mentre il mondo resta sordo. Cosa hanno fatto di male i gazawi per subire questa persecuzione?”.
Al microfono anche Gilberto Trombetta, del Fronte per la Sovranità Popolare, il quale ha lanciato un appello alla lotta per la sovranità del nostro paese, senza la quale è impossibile essere protagonisti del dialogo internazionale e quindi di mobilitarsi per la pace.
Nelle ore successive di sabato 28 ottobre delegati e organizzatori si sono associati al corteo che ha accolto un fiume umano di almeno trentamila cittadini, uniti per chiedere l’immediato cessate il fuoco sulla popolazione civile disarmata della Striscia di Gaza. Tra il Colosseo e piazza San Giovanni ha sfilato una grande chiave, simbolo del ritorno a casa del popolo palestinese. Una chiave per aprire muri e filo spinato.
Nel frattempo, incalzavano scene di folle oceaniche da Londra, Istanbul, Rabat, Chicago, Algeri, Bruxelles, Parigi, al grido di “Free Palestine”, nonostante alcuni governi abbiano proibito le proteste a sostegno della resistenza palestinese. Un solo corteo, un’unica voce da Londra a Bagdad.
Molti altri giornalisti, docenti e attivisti, sono intervenuti in queste intense giornate di studio e azione comune, per portare un unico messaggio da ogni latitudine: l’ordine economico, militare, ideologico, del mondo deve cambiare e sta cambiando, gran parte delle popolazioni sono stanche del dominio del dollaro e dell’atlantismo muscolare NATO. Questo processo storico ormai inevitabile deve però essere orientato in modo il più possibile pacifico e diplomatico.