Il genocidio non è mai legittima difesa. E per i conquistatori imperialisti non esiste alcun diritto legale all’autodifesa. Tale concetto è, perciò, senza senso.
L’iniziativa “STOP WORLD WAR 3 International Peace Initiative” sostiene la lotta dei palestinesi contro l’entità illegale e neocoloniale israeliana.
La Palestina ha il diritto di esistere e ad essere la patria di tutti i palestinesi.
I palestinesi hanno il diritto di vivere nel proprio paese, di essere liberi di spostarsi ovunque al suo interno e di scegliere la propria leadership.
I palestinesi hanno il diritto di resistere, di lottare contro i conquistatori della loro terra.
Tra i conquistatori non è possibile alcuna distinzione tra personale dell’esercito e i coloni che “semplicemente” confiscano la terra palestinese, ne sfruttano le ricchezze, espellono gli abitanti legali e costituiscono le riserve militari dell’esercito.
La Palestina ha necessità di uno Stato sovrano indipendente che accolga tutti i suoi abitanti, indipendentemente dal loro credo religioso, come avveniva in Palestina prima della conquista sionista. Gli accordi di Oslo del 1993 non sono riusciti a rispondere a questa esigenza e sono risultati vani. Anche gli ebrei emigrati in Palestina durante il dominio britannico o portati successivamente durante la conquista sionista dovrebbero avere il diritto di cittadinanza, ma solo come cittadini con pari diritti e non come governanti.
Il problema in Palestina non è la resistenza del popolo palestinese occupato ma l’esistenza stessa dello Stato israeliano. In altre parole, il problema nasce dalla formazione di un’entità statale coloniale e razzista sul suolo palestinese, la quale allo stesso tempo funge da base politica e militare avanzata degli Stati Uniti nell’Asia occidentale e nel Mediterraneo orientale.
A causa delle sue eccezionali esperienze e circostanze storiche, il popolo palestinese ha acquisito un enorme spirito combattivo e molta fermezza, mettendo da parte quei leader che collaborano con Israele. Hanno raggiunto una profonda unità politica e militare sulla base della resistenza all’occupazione, per costruire uno Stato in Palestina basato sull’autodeterminazione, lasciando da parte momentaneamente le opinioni che hanno riguardo al suo carattere politico. Oggi tutti i partiti politici e le strutture militari palestinesi lavorano insieme. Questi sviluppi hanno portato a vittorie sorprendenti contro le forze di occupazione, inaspettate da parte dell’Occidente, nonostante la brutale aggressione israeliana e gli atroci crimini contro l’umanità commessi da Israele.
È una lotta fra una formica ed un elefante. L’Occidente offre a Israele un enorme sostegno militare diretto e indiretto e ha intrapreso enormi campagne diplomatiche e di propaganda per conto di Israele. Nel frattempo, i palestinesi combattono con armi leggere, senza alcuna catena di approvvigionamento industriale, sotto un blocco totale, eppure infliggono gravi perdite all’aggressore in termini di personale e attrezzature.
Dopo tre mesi di guerra, è diventato chiaro al mondo che la resistenza palestinese non può e non sarà sconfitta facilmente. Sebbene non vi sia alcun dubbio sul fatto che il sionismo sia pronto al genocidio totale per raggiungere i suoi obiettivi, i suoi sostenitori occidentali si trovano ad affrontare sfide serie.
Il sistema di dominio imperialista nella regione è già teso e sull’orlo del collasso. Il suo pilastro più importante dopo Israele, il regime militare in Egitto, non ha osato acconsentire al piano israeliano di spingere gli abitanti di Gaza nel Sinai, un piano che avrebbe portato al completamento della Nakba. Il popolo egiziano ha rifiutato di accettare una tale resa. La normalizzazione portata avanti da parte dei regimi arabi nei confronti di Israele, sotto pressione degli Stati Uniti che hanno lavorato a ciò per decenni, è stata almeno ritardata, se non invertita.
D’altro canto, le forze della resistenza stanno gradualmente costruendo un ampio fronte a sostegno della Palestina. Hezbollah ha già aperto, strategicamente, un secondo fronte nel nord di Israele. Ansarallah (Houthi) nello Yemen rappresentano una seria minaccia al commercio marittimo con Israele. La Siria devastata dalla guerra, sebbene rimanga parzialmente sotto l’occupazione statunitense-turca, rappresenta ancora un ostacolo geopolitico per l’ordine occidentale in Medio Oriente. L’Iran rimane il principale stato sostenitore della lotta palestinese. Queste forze portano avanti un’alleanza con il Sud del mondo per un cessate il fuoco immediato, per la sconfitta di Israele, uno Stato promotore del razzismo e del neocolonialismo al servizio degli interessi occidentali, e per la formazione di uno stato democratico nel territorio storico della Palestina.
Le élite occidentali hanno condotto un’aggressiva campagna di propaganda per giustificare il massacro del popolo palestinese e legalizzare l’entità neocoloniale israeliana. Essi coltivano l’islamofobia. Cercano di fomentare l’odio contro il mondo islamico perché l’Islam ha unificato una parte importante del mondo contro il loro dominio globale. Usando una retorica orwelliana, queste élite cercano di presentare come antisemitismo qualsiasi condanna dei crimini israeliani contro l’umanità.
Nonostante questa campagna, centinaia di migliaia di persone hanno manifestato a sostegno della Palestina anche nei paesi occidentali.
Di fronte a questo nemico brutale, la Palestina ha bisogno di un sostegno ancora più forte da parte di tutti coloro che lottano per i diritti democratici, per l’autodeterminazione contro l’imperialismo, il colonialismo e per un nuovo ordine internazionale. Prevenire lo sterminio dei palestinesi, impedire il piano neocoloniale occidentale in Palestina, coltivando invece la prospettiva di formare uno Stato democratico, potrà portare un effetto positivo a tutte le attuale, ed imminenti, lotte antimperialiste nel mondo.